Il gioco più bello del mondo, tralasciando regolamenti, dettagli tecnici ed accadimenti extra-sportivi, riesce ad ammaliare le folle coniugando tre fattori primari: creatività, strategia e fortuna.
La creatività è nell'estro del campione, capace di risolvere un incontro con una singola intuizione, sia essa un tocco smarcante, un dribbling fulmineo o una conclusione inarrivabile.
La strategia è nelle mani dell'allenatore, chiamato a scegliere l'uomo giusto al momento giusto e ad impostare le geometrie ed i ritmi di gioco in funzione dell'avversario.
La fortuna è la stessa che fa girare il mondo intero, una roulette di pali scheggiati, traverse abbattute e fuorigioco non segnalati; è il sale che rende imprevedibile gli esiti di uno scontro all'apparenza senza storia; è l'inspiegabile prestazione sottotono del bomber di razza e l'exploit fenomenale di un giocatore dalle modeste prospettive.
Winning Eleven 10 è ancora, per l'ennesima volta, la miglior interpretazione videoludica del calcio.
Alla prima partita imprechi contro la mancanza di innovazione, maledici i limiti tecnologici di PS2, rimpiangi il capitolo precedente. Poi vai oltre l'apparenza, entri nell'impostazione più arcade da clima mondiale, assimili le sfumature nascoste, assapori le migliorie nelle animazioni di Ronaldinho.
E ti accorgi, alla fine, di divertirti più di prima...
pur continuando a pensare che alla Konami siano dei furbi di tre cotte :idea: